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DiariOOH di Brand: Paramount e quella minaccia “terrificante”di Hitchcock

Quando pensiamo ad un’immagine che rappresenti il Grande Cinema è impossibile escludere dalla nostra mente la grande scritta di Hollywood sulle colline di Los Angeles

Sede dei più grandi studios dell’epoca classica del cinema, questa città satellite della metropoli californiana incarna da oltre un secolo i valori più appariscenti legati alla settima arte: spettacolo, bellezza, eccessi, glamour e successo

Tutti incarnati nella virtuosa produzione degli studios come Paramount, uno degli emblemi di Hollywood.

La nascita di Paramount 

La Paramount Pictures Corp. fu fondata nel 1914 da W.W. Hodkinson come casa distributrice di film, offrendo alla Famous Players Film Company di Adolph Zukor, alla Jesse L. Lasky Feature Play Company e ad altri produttori una “vetrina” per i loro film. 

Due anni dopo, Zukor e Lasky unirono le loro società per formare la Famous Players-Lasky Corporation e acquisirono la Paramount per distribuire i loro film.

Grazie a star famose dell’epoca come Mary Pickford, Fatty Arbuckle, Gloria Swanson, Clara Bow e Rudolph Valentino, la nuova società, che continuò a utilizzare il nome Paramount, salì rapidamente alla ribalta nei primi anni ’20.

L’epoca d’oro del cinema di Hollywood, con le cinque major (MGM, Paramount, Fox, Warner Bros., e RKO) a dominare la produzione e la distribuzione, fece conoscere a tutto il mondo un modo strutturato di mettere in scena storie che facevano sognare il pubblico: lo studio system.

Lo studio system e la Golden Age

Lo studio system era un insieme di processi di stampo “fordista” simile ad una catena di montaggio, ma applicato alla produzione cinematografica. 

Venivano prodotti film in brevissimo tempo, e il controllo delle major sul prodotto finale era totale: dalla scrittura in serie, fino al casting, passando per la realizzazione, montaggio e distribuzione.

Questo sistema fece la fortuna del Cinema nordamericano, che entrò così nella sua Golden Age, portando gli studi ad avere un potere incredibile e un successo al botteghino senza precedenti. 

I titoli più famosi della Paramount contribuirono a creare miti e leggende, segnando un’epoca: tra questi ci sono le opere di Billy Wilder come “La fiamma del peccato” e “Viale del tramonto”, oppure i capolavori del maestro del brivido Alfred Hitchcock come “La finestra sul cortile” e soprattutto “Psyco”, del 1960.

Proprio “Psyco” vide la Paramount protagonista di un fatto epocale: fuori ad ogni entrata dei cinema dove proiettavano il film, per la prima volta venne affisso un cartellone con sopra raffigurato proprio Hitchcock che, indicando l’orologio da polso, intimava gli spettatori ad affrettarsi ad entrare, perché una volta cominciata la proiezione, i “ritardatari” sarebbero rimasti fuori.

Dalla New Hollywood allo streaming

Innovazioni di marketing a parte, durante la fase della New Hollywood (anni ‘70/‘80) la Paramount continuò a mantenere un notevole rilievo nel settore grazie a titoli acclamati da pubblico e critica come le saghe de Il Padrino, Star Trek e di Indiana Jones, oltre al kolossal “Apocalypse Now”. 

Negli anni ‘90 la compagnia, già divenuta Paramount Communications con il controllo da parte di Gulf + Western Industries, e con l’acquisizione successiva da parte di Viacom Inc., realizzò alcuni dei più grandi blockbuster del decennio, come ad esempio “Ghost”, “Forrest Gump”, “Braveheart” e soprattutto “Titanic”, che portò incassi da record.

Con il sopravvento del digitale e del boom di internet negli anni 2000 la Paramount, a quel punto già molto presente anche sul piccolo schermo grazie alla CBS, cominciò a differenziare i suoi prodotti spingendo molto sulle produzioni seriali.

Sebbene “gli studios del monte innevato” continuassero a distribuire capolavori del cinema come “The Fighter”, “The Wolf of Wall Street”, “Selma” e “Interstellar”, l’attenzione verso il web e le piattaforme streaming sullo stile di Netflix fu tale da convincere Paramount ad aprire il proprio canale di contenuti in streaming: fu così che nel 2021 nacque Paramount+.

Paramount+ e il programmatic advertising

Con l’arrivo di Paramount+, l’azienda ha scelto di puntare su un maggior coinvolgimento di un target sempre più smart e in continua evoluzione, molto più abituato ad un consumo frammentato dei prodotti di intrattenimento, come anche nella fruizione della pubblicità

Grazie a soluzioni digitali innovative come il network di schermi LED di Medya Network, presenti nei centri commerciali di tutta Italia, lo studios di Hollywood può oggi diffondere le sue promozioni non solo in modo capillare ma soprattutto dinamico, con l’utilizzo del programmatic advertising.

Per la recente campagna della serie in streaming “1923”, ad esempio, la Paramount ha avuto il privilegio di programmare la campagna in totale autonomia, scegliendo gli impianti video di riferimento per ogni area geografica (centro commerciale). 

In questo modo il brand può essere certo della copertura della campagna e delle impressions, perché i dati saranno forniti dai sensori con tecnologia BLIMP che supportano un software di intelligenza artificiale capace di restituire metriche affidabili e concrete.Ma ripensando al cartellone di Pysco, noi non possiamo non domandarci: cosa avrebbe pensato Hitchcock della TV in streaming?

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